Una nuova Martha Argerich è spuntata nel firmamento musicale: più di un critico ha accolto con queste parole i concerti di Mariangela Vacatello, affacciatasi a quel firmamento forte del Master all’Accademia di Imola, cui si aggiungono i premi al “Busoni” 2005 ed al “Reine Elisabeth” 2007, e nel 2009 il “Top of the World” norvegese e il Premio del Pubblico al prestigioso “Van Cliburn” statunitense. Funambolico il suo virtuosismo, certo, ma altrettanto incantatoria è la carica espressiva delle sue interpretazioni, che la sta premiando sui palchi di tutto il mondo. E il programma non poteva che rispecchiarne l’indole, con due autori “nati” pianisti e le loro opere forse più trascendentali, dall’Ottocento di Franz Liszt agli Studi di Ivan Fedele (del 1990), affiancati ad un’opera dove la tecnica, pur impervia, è dissimulata e messa al servizio di una musica “plastica”, quasi gestuale.
(Ivan Fedele Études Boreales
Franz Liszt Sonata in si minore R 21
Sergej Prokof’ev Dieci Pezzi da Romeo e Giulietta op. 75)
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