Sono passati ventcinque anni da quando ci siamo ritrovati a casa mia, seduti su un tappeto di lupo bianco, con un pugno di amici, per trovare un nome ad un club dove organizzare concerti, incontri, performances artistiche e tante altre cose. Era il 1982.
Eravamo divisi in due categorie: gli amanti del jazz e gli appassionati di rock. Prese il sopravvento il filone jazz, perchè era più preparato, più convincente e poi perchè aveva proposto un nome per il club ( Naima) che aveva sbaragliato tutte le altre ipotesi.
In verità già nel 1982 avevamo dato vita ad un piccolo ma simpatico momento di aggregazione musicale nella sala mostre del circolo Arci, Karl Marx, con un’ospite fisso: la ragazza di un noto giocatore della squadra di basket di Forlì, allora sugli allori della serie A, bravissima cantante di folk americano, che si alternava ai nostri amici che sapevano suonicchiare qualcosa.
Non esisteva ancora niente del genere in tutta la Romagna, tutti i venerdì sera avevamo il pienone, la gente era affamata di musica ma essenzialmente voleva stare insieme, incontrarsi, conoscere altra gente. Da qui l’idea di spostarsi in un locale più grande.
Il Ciaika di San Martino in Strada faceva al caso nostro in quanto era dotato di due sale: la prima, lo Skorpion, più piccola, capace di contenere non più di 150 persone, e la seconda, molto più grande, con una capienza per 1.500 persone, allora indiscussa regina del “lissio” ma con una serie di grossi concerti di musica leggera italiana sulle spalle negli anni precedenti.
Partì tutto da lì: dopo una prima serie di concertini jazz nella sala piccola, da dove sono passati tutti i gruppi emergenti della scena jazz italiana, tra cui il compianto Luca Flores, su cui Valter Veltroni ha scritto un bellissimo libro, scoprendone tutta la bravura e l’impareggiabile creatività musicale, decidemmo di buttarci sui grossi concerti e quello di Chet Baker fu la nostra consacrazione ufficiale.
Ricordo che quando andai a prenderlo all’albergo Masini verso le 21,30, mentre i suoi musicisti erano già al club a finire il sound cheek col mitico Romano Lombardi, che aveva al seguito il figlioletto Renato, a cui voleva insegnare il mestiere, il maitre dell’albergo i disse che era appena uscito.
Mi precipitai subito fuori col cuore in gola per paura di non riuscire a trovarlo, rintanato già in un barettino a farsi il suo primo cicchetto serale.
Fortunatamente e con enorme sollievo lo vidi davanti ad una luccicante vetrina di scarpe appena inaugurata. Altrimenti...addio concerto!!!
Era l'1 marzo del 1984.
Dopo quattro anni di concerti jazz ci avvitammo su noi stessi, avevamo creato un ghetto di jazzisti, anche se era un ghetto dorato, perchè eravamo sempre gli stessi, vedevamo sempre le stesse facce. Sentivamo il bisogno di entrare in contatto con altra gente, con altri generi musicali.
E così, anche per il deterioramento dei rapporti con i proprietari del locale, decidemmo di trasferirci alla Vecchia Stazione. E qui, tra i treni che ci sfioravano ad appena tre metri, le tagliatelle di Mario che arrivavano nell’intervallo, un certo Vinicio Capossela che cominciava ad avere una schiera di fans sempre più grossa, nostro ospite fisso ogni anno, rimanemmo per altri cinque anni, quando
decidemmo di fare il grande salto.
Nell’ottobre del 1995 inaugurammo così il nuovo Naima, presso la sala polivalente della Coop Taverna Verde, già mitica sala cinematografica d’essai, balera, sala da tombola, mentre sempre il nostro mitico Vinicio Capossela finiva di fare il suo sound cheek e i fabbri e i falegnami terminavano le ultime rifiniture prima dell’apertura.
E dopo venticinque anni eccoci ancora qua, tra promesse mancate da parte di alcuni amministratori pubblici, per un adeguato sostegno ad uno dei più importanti club musicali del panorama italiano, con grossi sacrifici e tanta passione da parte nostra, stiamo traghettando il Naima club oltre la soglia del quarto di secolo, con più di 5.000 musicisti ospitati, circa 255.000 presenze, circa 8.000 soci, che rinnovano ogni anno la tessera.
In Italia ci sono solo altri due club che possono vantare questa longevità: l’Alexander Platz di Roma e le Scimmie di Milano.
E allora...lunga vita Naima!!!
info
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