I Pater Nembrot, power trio emiliano, amante di sonorità fuzzose e acide, che fonde lo stoner rock con la psichedelia acida, ma andando a palpare le chiappe dell'hard rock e di melodie legate a generi figli degli anni '70, come il kraut dei Can (tanto per fare un nome roboante, come direbbe quel veneto alcolizzato di Bruno Pizzul) o il progressive. Mandrie è un ep composto da quattro brani, che mettono in evidenza le due facce della medaglia chiamata Pater Nembrot: la carica ed il tiro groovoso nei tre pezzi sotto i tre minuti, e la sinuosa melodia riverberata nella psichedelica canzone che dà il titolo all'ep stesso, snodandosi per 10 minuti nei quali il mantra si estende e si dirama come un gigantesco baobab, dal quale fiori multicromatici danno vita a immagini lisergiche, prive di ogni contatto con la realtà. La carica che si distende dalla chitarra di Filippo Leonardi, al contempo voce e druido ai synth, eleva l'ascoltatore a cadetto della fanteria della quarta dimensione, dove nulla è come sembra e se volessimo trovare dei punti di appiglio chiamiamoli con i loro nomi. Kyuss (nelle cavalcate lunghe e distorte), Colour Haze (soprattutto Los Sounds der Krauts), Pink Floyd e 13th floor elevators (tra i grandi numi della psichedelia di fine '60). Elemento fondamentale che distingue i PN da altri gruppi italiani, e che allo stesso tempo ha permesso che venissero adocchiati dalla magnifica e lungimirante Go Down Records (El Thule, FuckVegas, OJM, Gorilla, ReDinamite..) è sicuramente la scelta di cantare e scrivere ottimi testi in italiano, opzione coraggiosa e che merita rispetto, visto che in inglese spesso si scelgono liriche più per la loro malleabilità e capacità di risultare orecchiabili, piuttosto che mettere il contenuto in primo piano.
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