Da San Francisco, arrivano questi Royal Baths, quartetto formato dai chitarristi-cantanti Jeremy Cox e Jigmae Baer, insieme col batterista Eden Birch e la bassista Eva Hannan.
Artefici di un suono intriso di umori gotici e psichedelici, ma anche legato a certa solarità pop dei bei tempi andati, la band amoreggia con composizioni ipnotiche e subdolamente orecchiabili, alzando il sipario sulla densa e oscura litania Velvet-iana di “After Death” (tra strappi elettrici e stilizzazioni psych-pop) e proseguendo piuttosto intrigante ma senza mai affondare il coltello con una “Nikki Don’t” (che, oltre la scorza dimessa, nasconde memorie tossiche non proprio memorabili) e la marziale “Needle And Thread”.
Piccoli rituali di autoflagellazione in salsa retrò, insomma, anche quando c’è di mezzo qualcosa che assomiglia a una ballata come “Sitting In My Room”. Piacevoli lo sono, ma non hanno pezzi memorabili. Giocano sulle atmosfere (esemplare, in tal senso, la circolarità indolente di “Pleasant Feeling”), fanno leva sui ricordi, sulle citazioni più o meno evidenti, filtrando il tutto attraverso la lente di una visione inquieta ma, in fondo, rassicurante della realtà.
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